Al secolo
Francesco della Rovere. Di
antica famiglia savonese decaduta, entrò nell'ordine dei Frati minori
conventuali, divenendone ministro generale nel 1464. Nel 1444 ottenne la laurea
dottorale in Teologia a Padova dopo la quale insegnò Teologia, Logica e
Filosofia a Padova, Bologna, Firenze, Perugia, Siena e Roma. Nel 1467 fu
nominato cardinale da Paolo II, alla cui morte (1471) successe al soglio
pontificio. Politicamente impegnato a fronteggiare la pressione turca,
cercò di organizzare alleanze che, dopo la battaglia di Smirne del 1472,
si sciolsero per forti dissensi interni. Confidando in un intervento antiturco
dei Russi caldeggiò il matrimonio (1472) tra Zoe, figlia di Tommaso
Paleologo e nipote dell'ultimo imperatore bizantino, e Ivan III di Russia, ma le
sue speranze, comprese quelle di obbedienza russa alla Chiesa di Roma, vennero
meno. In Italia sfruttò appieno la propria influenza per favorire nipoti
e parenti che ottennero da lui importanti cariche pubbliche e religiose (sei
nipoti divennero cardinali, altri furono messi a capo di nuove importanti
Signorie, quali quelle di Senigallia, affidata a Giovanni della Rovere, e di
Imola, affidata a Girolamo Riario), causando però una grossa scissione
tra le potenze italiane preoccupate per l'ascesa di alcuni suoi protetti.
Firenze, Milano e Venezia si coalizzarono contro di lui, ma
S. decise di
allearsi con Ferdinando I di Aragona, re di Napoli. Dopo la disastrosa congiura
de' Pazzi (1478), da lui fomentata e sostenuta, cercò di indebolire
l'intesa tra Lorenzo de' Medici e la città di Firenze scomunicando il
primo e interdicendo i Fiorentini, ma l'improvviso voltafaccia di Ferdinando,
che si alleò con Lorenzo, lo convinse a maggiore indulgenza e nel 1480
assolse Firenze dalle censure. Si alleò allora con Venezia, offrendole
Ferrara, contro Ferdinando, ma dopo la vittoriosa battaglia di Campomorto (1482)
decise di concludere da solo la pace con gli Aragonesi
. S. fece sentire
la propria influenza anche, e soprattutto, in campo ecclesiastico e dottrinale,
emanando, nel 1478, una bolla che permetteva ai sovrani di Castiglia e di
Aragona di nominare inquisitori di loro fiducia e annullando i decreti del
Concilio di Costanza che stabilivano la supremazia conciliare sul pontefice. Fu
propugnatore del culto di Maria e a tale scopo istituì le
festività dell'Immacolata Concezione, della Visitazione e del Rosario. Fu
anche ottimo amministratore e grande sostenitore di artisti e letterati.
Riorganizzò la cappella papale dei cantori in San Pietro, promulgò
una bolla (14 giugno 1475) che decretava l'apertura al pubblico della biblioteca
Vaticana, favorì il rinnovamento edilizio della città di Roma
(ponte Sisto, chiese di Santa Maria del Popolo, Santa Maria dell'Anima,
Sant'Agostino, San Giacomo, ospedale di Santo Spirito, ecc.), fece erigere in
Vaticano una cappella, successivamente decorata dai maggiori artisti dell'epoca,
in suo onore chiamata cappella Sistina. Aiutò e ospitò letterati e
umanisti quali B. Platina, al quale diede l'incarico di bibliotecario e a cui
commissionò un testo sulle vite dei papi, Melozzo da Forlì e
Pomponio Leto, incaricato di far risorgere l'Accademia Romana (Celle Ligure,
Savona 1414 - Roma 1484).